Prosegue il lavoro di studio e di ricerca della Sipsiol nel mondo dei Social Media. Dopo aver esplorato il mondo di YouTube, oggi gettiamo lo sguardo su Instagram per poi, a breve, passare ad esplorare l'universo di Facebook.

di Stefano Paolillo

PSICONSTAGRAM. Studio preliminare sui professionisti della psicologia su InstagramLa Società Italiana di Psicologia On Line (SIPSIOL) prosegue le sue esplorazioni nel mondo dei social e, dopo l'indagine sulla presenza di psicologi su Youtube [https://www.sipsiol.it/articoli/uno-studio-preliminare-sulla-presenza-degli-psicologi-sulla-piattaforma-youtube], rivolge la sua macchina fotografica ad Instagram con questo studio preliminare.

Questo social network nasce nel 2010, ma dopo due anni di ascesa irrefrenabile e centinaia di milioni di utenti in tutto il mondo, viene acquistata da Facebook. Marc Zuckemberg ne intuisce le potenzialità e, soprattutto, le differenze con Facebook. Instagram nasce come diario on line attraverso le fotografie. Il formato stesso, quadrato come lo erano le foto Polaroid, lo connota come un social di fotografie. Col tempo, però, ha finito sempre di più per assomigliare a Facebook. Oggi ne è quasi il clone in tutte le sue parti. Ciò che è rimasto, però, è che è un social nato per le fotografie e strutturato per gli smarphone.

Come tutti i Social, Instagram offre delle possibilità ed espone a dei rischi. Questo diario virtuale ci può permettere di sperimentare nell'ideazione creativa e la costruzione di un'identità narrativa, ma anche di fare un'autopromozione a costo zero; come anche essere veicolo di un'offerta professionale e di eventuale modalità di contatto. Il rischio principale è la seduzione dell'Effetto Alone. Si proietta un'immagine di noi che rischia di tramutarci da persone in avatar nel tentativo di mostrarci belli, bravi, comepenti e seducenti. Lo scopo è, dunque, di ampliare le modalità di gestione, sia dell'identità sociale, sia della propria rete sociale, il tutto potendo scegliere quale aspetto di noi stessi “emanare”.

Questa istanza fa trasformare il semplice racconto di noi stessi in un'attività comunicativa e promozionale che diventa strategica e poco spontanea. Per queste ragioni gli psicologi su Instagram possono essere contenuti nella più grande categoria degli “aspiranti influencer”. In questo Social Network sono rappresentati ogni settore della conoscenza e dell'intrattenimento. Essere influencer è soprattutto il tentativo di essere considerati esperti nel proprio settore e si configura a tutti gli effetti come un'attività di Personal Branding.

Lo scopo di questa indagine, quindi, è di osservare un piccolo spaccato di questo esercito della mente che popola Instagram. Come già osservato con Youtube le differenti personalità generano differenti modalità di comunicazione, definendo per ognuno un “stile comunicativo” che fa intuire le istanze di ogni singolo account e i modi per cercare di raggiungere il proprio obiettivo. Per tutti la motivazione risiede nel tentativo di un guadagno professionale, pur considerando che possono esserci altre motivazioni, più o meno consapevoli.

L'indagine è partita da un'analisi della struttura del Social per comprendere a quali indicatori si poteva avere accesso. Al contrario di Youtube, dal 2019 Intagram non permette più di leggere il numero esatto di like ai post, come anche non permette di conoscere il numero di condivisioni che, invece, su Social come Facebook o Youtube sono presenti. L'interfaccia grafica di Instagram offre in apertura la lunga teoria di post che l'algoritmo ha scelto per noi in base alla nostra attività e alle nostre scelte, nonché alle preferenze espresse. Gli account hanno un primo filtro che consiste nella scelta dell'autore di rendere privato o pubblico. Sotto il nickname scelto dall'autore si trovano l'immagine del profilo (scelta dall'autore stesso) e tre cifre: il numero di post, i follower ed i seguiti. Segue un piccolo testo in cui aggiungere stringate informazioni. Sotto si trovano i riquadri con le immagini dei post, che siano semplici fotografie o video. Sono raggruppate in file da tre e, scendendo con lo scroll, è possibile vederle. Esiste la possibilità di cambiare la forma di visualizzazione, ma nella nostra osservazione ci siamo limitati alla configurazione di default.

Il campione è stato costruito secondo la modalità più semplice, ovvero inserendo nel motore di ricerca interno a Instagram, posizionato nella parte bassa dello schermo e rappresentato con una stilizzate lente d'ingrandimento, le parole chiave. Quelle inserite nella ricerca sono state: psicologo, psicologa, psicoterapeuta. Importante sottolineare che l'esplicitazione del ruolo nel nickname o nel testo presentativo connota l'account come una “comunicazione professionale” e non come un account privato, quindi valutabile secondo criteri professionali. La ricerca è stata fatta da un account che non aveva mai compiuto in precedenza simili ricerche, così da non influenzare l'esito dall'algoritmo. Sono stati cinquanta gli account selezionati, così ripartiti: 15 psicologo, 15 psicologa, 20 psicoterapeuta. Le rilevazioni sono state fatte nel corso nel mese di maggio.

I numeri generali. Sono stati visionati 2.429 post. I cinquanta account, al momento della rilevazione, avevamo prodotto complessivamente 21.455 post. In totale, avevano accumulato 257.221 follower e seguivano a loro volta 51.216 account. Un altro misuratore è stato identificato nella presenza evidente di recapiti attraverso cui essere contattati. Li contenevano 42 account, ovvero l'84% del campione. I video pubblicati complessivamente sono stati 365 (15%), tra video registrati e dirette. Una delle modalità preferite dai colleghi per veicolare informazioni attraverso l'immagine, è stata l'utilizzo della grafica e ciò è accaduto in 1.291 post (53%) e sono considerati tutti quelli che contenavano aspetti grafici e che implicavano un'attività di postproduzione. Naturalmente, gli autori hanno postato immagini di sé. Ne abbiamo contato 404 (16%) sul totale dei post. Contrapposte a queste sono state contate 363 (15%) foto che ritraevano soggetti “altri”. Dalle foto con grafica abbiamo estrapolato quelle che erano delle “pillole di saggezza”, ovvero aforismi che suggerivano valutazioni, comportamenti, reazioni o altro. Ne sono state riscontrate 770 (32%).

Per quanto riguarda l'engagement [https://www.italiaonline.it/risorse/che-cos-e-l-engagement-e-perche-e-cosi-importante-1250], ovvero la capacità di instaurare una relazione con gli utenti, non è stato possibile misurarla con buona precisione proprio per la riservatezza di Instagram su like e condivisioni. È stato preso in considerazione il solo parametro a disposizione che fosse immediatamente visibile, cioè il numero di commenti ad ogni post. Complessivamente, nei 2.429 post esaminati sono stati rilevati 32.052 commenti corrispondenti alla media di 13,02 commenti per post.

Prima di passare ai tre sottogruppi del campione, possiamo fare delle osservazioni su questi numeri generali. La mole di post prodotti dai cinquanta account presi in esame (21.455) produce una media di 429, quindi un anno e mezzo di pubblicazioni con un post al giorno. Naturalmente, la frequenza di pubblicazione è molto varia. Si va dal collega che ne ha pubblicati 2.802 (nei 50 in esame) a quello che ne ha pubblicati solo 38. Consideriamo che in massima parte i post esaminati sono stati pubblicati negli ultimi sei mesi, quindi impressiona come alcuni abbiamo scelto di pubbicare più post al giorno, in una narrazione serrata.

Un altro aspetto che è possibile misurare è il rapporto follower/seguiti, ovvero quanto siano superiori coloro che seguono gli account rispetto a quelli che noi seguiamo. Questa misura assume significato in una prassi che gli “scalatori di influenza” conoscono bene: la reciprocità. È tattica comune chiedere di poter seguire qualcuno confidando nel contraccambio salvo, poi, smettere di seguirlo. Se l'altro utente è distratto o ha grandi numeri, rimane il suo contatto e noi lasciamo il nostro, con un bilancio a nostra favore. I numeri generali annotano un rapporto di 5 a 1 (257.221/51.216), quindi cinque follower per ogni persona seguita. Facile comprendere anche che il rapporto negativo di questo indicatore segnala una comunicazione non particolarmente efficace.

Osservando i contenuti dei post viene facile notare che sono due i filoni principali della comunicazione scelta dai colleghi. Se si considera che i video pubblicati sono quasi esclusivamente delle performance davanti alla telecamera degli autori degli account, sommando le foto di se stessi ai video di se stessi (404+365/2429) ecco che si raggiunge l'32%, per cui è facile concludere che la  comunicazione scelta dai colleghi presi in esame punta molto sulla propria persona. L'altro filone osservato è la dispensa di pillole di saggezza che costituiscono anch'esse il 32% del titale dei post (770/2429). Si intuisce che le due motivazioni che dovrebbero spingere le persone a seguire e fidelizzarsi sono la persona e la competenza. La mission di “rappresentazione della competenza” permea gran parte della comunicazione dei colleghi presi in esame, fatte salve alcune eccezioni.

Giungiamo all'engagement che potrebbe essere considerato la spia del successo dell'azione comunicativa. Detto della media di 13 commenti a post, notiamo che vi sono molte differenze tra i vari stili comunicativi. Più avanti, quando analizzeremo alcuni casi, osserveremo con maggiore dettaglio questo fenomeno. Per ora possiamo constatare che lo spettro va da chi ha registrato due soli commenti su 50 post a chi invece, ne ha registrati 6.629 su 50. Una distanza enorme che testimonia come sia possibile modulare la quantità di traffico sui propri post, anche se non sempre si può parlare di engagment di qualità.

L'idea di creare i tre sottogruppi ha prodotto qualche dato di rilievo. Innanzitutto va specificato che alla ricerca per la parola “psicoterapeuta”, il motore di ricerca ha fornito un solo nominativo maschile. La seconda notazione evidenzia la sostanziale parità nella quantità di post fra i tre gruppi, con una leggera prevalenzza delle colleghe. Gli Psicologi sono il gruppo più prolifico in assoluto con una media di post di 647 post ad account; di converso, le Psicoterapeuta sono al minimo con 291 ciascuno. Il gruppo Psicoterapeuta è quello più propenso a seguire altri account, mentre quello con più seguaci/follower è quello Psicologa.

Per dare una coloritura a questa indagine che le consenta di uscire dalla neutralità dei numeri, ricorriamo all'osservazione di alcuni casi particolari.

Come è facile intuire, l'esposizione di sé stuzzica il nrcisismo, palese o latente che sia. Vi sono stati alcuni account che lo hanno mostrato in tutta la loro evidenza. La correlazione tra l'immagine di sé, proiettaata attraverso i post, con l'esposizione della persona è stato particolarmente evidente con l'account n.31. Donna, nel gruppo Psicoterapeuta, ha postato per trenta volte immagini di sé, tra video e foto. Questi post hanno ottenuto mediamenti 5 volte i commenti dei post di altro tipo. Il post con maggiori commenti (191) manifesta l'effetto ottenuto. Ecco alcuni commenti presi dai primi dieci che si leggevano: 1) bravissima; 2) Incantevole dottoressa buon lavoro [emoticon di 8 fiori]; 3) E tu di chi hai bisogno [emoticon sorriso] Ben ritrovata: sei sempre superbellina [emoticon di 3 baci]. Nei primi 10 c'erano anche due che commentavano nel merito a testimonianza di come l'esposizione di sé induca quasi automaticamente reazioni fuori dal contesto psicologico. Questo fenomeno è stato ancor più evidente con l'account n. 50 (donna, gruppo Psicoterapeuta) che totalizza 30mila follower. I 50 post presi in esame sono tutte foto della sua persona. In pose varie, con sguardo accattivante e abbigliamento a tratti decisamente seducente, in alcuni post arriva a totalizzare 770 commenti, nella grande maggioranza dello stesso tenore.

Altro caso particolare è quello comune agli account 21 (psicologa), 38-46 (psicoterapeuta) che hanno postato oltre 40 pillole di saggezza. Non sappiamo quanto questi aforismi, propri o di altri, siano effettivamente influenti ma, visto il largo uso che ne fanno la gran parte dei colleghi esaminati, è evidentemente che viene ritenuta una delle strade ottimali per emanare l'immagine competente.

C'è stato anche chi ha preferito la strada opposta. Sono ben sei gli account che non postano né foto dell'autore, né video con esso (8-14-16-39-47-49), rinunciando all'engagment facile. Dei sei, solo due del (donne, gruppo Psicoterapeuta) hanno avuto un discreto engagement (n.39-514; n. 47-333).

Infine, sono stati rispontrati molti casi in cui l'engagment è risultato poco efficace, con un rapporto negativo in cui gli account seguiti erano più dei follower (6, gruppo Psicologo; 20-24, gruppo Psicologa; 33-35-36-42-43-48, gruppo Psicoterapeuta).

Con ampio beneficio di inventario, rimandando ad un futuro approfondimento di questa indagine, proviamo a trarre qualche considerazione generale. La prima è che appare evidente che tutti gli account esaminati condividono il tentativo di trasmettere il messaggio che “la psicologia può aiutarti”. La seconda è stata che tutti e 30 i primi account sono risultati essere di psicologi e psicologhe cliniche, mentre ciò era ovvio per il gruppo Psicoterapeuta. Eppure i rami della Psicologia sono numerosi, ma solo i clinici hanno il bisogno dell'autopromozione attraverso un account su Instagram. Altra osservazione è che molto spesso gli account esaminati mostrano cedimenti narcisistici che, è vero, producono molto engagement ma col dubbio che portino a limitati vantaggi professionali: ciò è ipotizzato in virtù del tipo di commenti che riescono ad ottenere. Non a tutti sembra evidente che creare un account mettendo in bella evidenza la propria qualifica rende l'account stesso indice di altro. Forse, nell'ordine, il professionista, la disciplina, la persona. Instagram è innanzitutto un Social d'immagine e quella che viene rappresentata ed emanata attraverso un account pubblico, non è solo la propria immagine, ma soprattutto quella del professionista e della categoria in generale.

 


Stefano Paolillo
è Componente del Consiglio Direttivo della SIPSIOL. Psicologo dell'Audiovisivo, autore di libri sull'argomento, si occupa di psicologia on line da molti anni.

 

 

 

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