Con riferimento alle prestazioni psicologiche on line e a distanza, va considerato innanzitutto che la forma dell’esercizio professionale dello psicologo non è un tabù, non fosse altro perché, nel corso del tempo, è sempre già cambiata innumerevoli volte.

di Catello Parmentola

Le prestazioni psicologiche on line internet ed altre connessioniLa laica apertura  a nuove forme, l’inventarsi nuove possibilità, anche con riferimento ai setting clinici, è stata una matrice fondativa della psicologia.

La vastità dell’Oggetto della psicologia ha condotto la professione psicologica in moltissimi diversi luoghi, con grande capacità adattiva: i settori applicativi e gli accessi occupazionali potenziali  sono tantissimi.

E l’articolazione della cifra tecnica e professionale è stata sempre apprezzabile anche all’interno di ogni singolo settore, non solo con riferimento alle quote soggettive esposte dagli esercizi professionali ma anche con riferimento ai diversi Modelli prevedibili.

Quello che meno si immagina è che articolazione e variegatezza abbiano sempre riguardato –allo stesso modo- anche l’ambito clinico, non solo per i diversi Modelli teorici di riferimento ma anche per le diverse organizzazioni formali dei setting.

Tanto andava detto per chiarire che le prestazioni psicologiche on line sono solo le ultime arrivate tra le prestazioni psicologiche a distanza: semplicemente, in ogni diverso tempo, si sono utilizzati i diversi mediatori di relazione in dotazione a quel dato tempo.

Possono suggestivamente ‘incarnare’ una direttrice di futuro perché utilizzano le mediazioni tecnologiche più contemporanee ma incarnano anche l’intenzione remota di mediare relazione a qualunque distanza data: questa intenzione è remota perché è stata propria della disciplina e della professione psicologiche fin dalle origini.

Da qui, la suggestione che questa ‘direttrice di futuro’ abbia anche un valore connettivo e racconti anche una continuità identitaria.

Riguardo alle prestazioni on line, la prima cosa da dire è che, nell’emergenza Covid 19, sono state necessarie: non è una considerazione banale, dato che, senza la possibilità di spostare on line tanti esercizi professionali, si sarebbe scontata un’interruzione ed un senso di interruzione molto più totali, radicali e tragici.

Con riferimento alle prestazioni psicologiche on line e a distanza, va considerato innanzitutto che la forma dell’esercizio professionale dello psicologo non è un tabù, non fosse altro perché, nel corso del tempo, è sempre già cambiata innumerevoli volte.

Ci sono sempre stati, a partire dal lettino di Freud, mediatori materiali che hanno regolato le distanze e determinato ogni volta, nuove e diverse forme del setting.

Ci sono state mediazioni materiali che hanno consentito terapie anche a distanza, dalle ‘trascrizioni’ di Jung alle ‘confessioni’ della scuola giapponese di Morita, dalle tante mediazioni disegnate o dipinte di tanti junghiani classici alle attuali restituzioni grafiche, genogrammiche o costellari.

Quindi, l’espressionismo diretto del ‘qui ed ora’ in presenza non è ‘il’ setting ma solo una sua moderna e prevalente declinazione, che ha perdite e guadagni come ogni altra declinazione.

Questa premessa vuole dunque sollecitare un approccio alle prestazioni psicologiche on line laico ed aperto ma, al contempo, vuole avvertire del rischio intrinseco ad eventuali improvvisazioni, anche quando dettate da situazioni di emergenza: si tratta di valutare ogni volta perdite e guadagni.

Tale valutazione va fatta con riferimento ai diversi tipi di prestazioni a distanza: i diversi mediatori -diciamo tecnologici- adottati descrivono distanze diverse e comportano perdite e guadagni diversi.

Va fatta poi con riferimento ai diversi tipi di prestazioni professionali: ogni psicologo  dovrebbe confrontare il setting on line col ‘proprio’ setting, con riferimento al proprio tipo di prestazione ambulatoriale ed al ‘proprio’ modo di organizzarla.

Va fatta, infine, anche caso per caso, per ogni singolo paziente, perché alle perdite e ai guadagni non sono estranee le soggettività in gioco che possono sempre rendere diversa ogni esperienza relazionale, allo stesso preciso modo in cui avviene nella dimensione ambulatoriale.

Basti considerare le diverse reazioni che i diversi pazienti hanno avuto di fronte alla proposta di spostare l’incontro in video-seduta: per alcuni è stato quasi lo stesso, altri non se la sono sentita tout court e, in mezzo, è venuta a crearsi tutta una gamma di opzioni soggettive.

Un buon criterio è riferirsi all’agio ed alla funzionalità dei propri setting ambulatoriali che sono stati tarati nel tempo e, quindi, possono indicare molto a riguardo.

E tali indicazioni potranno essere spese anche nello spostarsi on line: alcune consapevolezze maturate riguardo alla prossemica ed a tanti altri aspetti possono orientarne delle ‘riproduzioni’ quanto più approssimate anche nel nuovo setting.

Generalmente, si pensa all’on-line solo come necessario surrogamento quando l’ambulatoriale non è possibile e la valutazione perdite-guadagni si risolve quasi sempre solo nella preoccupata evocazione delle perdite che, ovviamente, se fossero ritenute tante e tali da minare troppo gli standard di efficacia della prestazione, suggerirebbero tout court di evitarla.

Una sicura perdita è costituita dal tempo elaborativo dell’avvicinamento all’ambulatorio e del rientro dall’ambulatorio.

L’avvicinamento e il rientro non sono solo fisici ma anche psicologici.

Tanta letteratura, non solo clinica, racconta questi tempi elaborativi, rappresentando che fanno, a tutti gli effetti, anch’essi parte dell’esperienza clinica della seduta, anche se non sono tempi ‘in seduta’.

Si pensa e ‘si sente’ la seduta anche prima e dopo, e questo ‘pensare e sentire’, con tutti gli stati emotivi e ‘sentimentali’ che li accompagnano, sono già ‘un lavorare’ del paziente, con qualche valenza anche clinica.

La prestazione professionale on line riduce la seduta alla seduta, non concede al paziente quell’ulteriore tempo per sé garantito dall’avvicinamento alla seduta e dal rientro dalla seduta.

Secondo chi scrive, questa è da censire come la perdita più importante.

Di sfuggita, va anche ricordato che ogni spostamento (l’eventuale costo dello spostamento –spostamento che è cosa diversa dall’avvicinamento-) descrive in modo plastico una misura motivazionale che, in gran parte, sfugge ovviamente alla valutazione clinica quando –con la seduta on line-  lo spostamento non avviene. 

Chi scrive tende comunque a pensare che la valutazione debba essere sempre complessa, per potere cogliere anche eventuali, possibili, guadagni.

Umberto Galimberti, in un antico (4 novembre 2002) articolo sul quotidiano La  Repubblica, già assimila il display alla grata di un confessionale: si svolge una comunicazione duale con i due volti ‘vicini’ allo schermo, a non più di quaranta centimetri dallo schermo.

Non sarà sfuggito a nessuno psicologo la circostanza di non avere mai visto, in ambulatorio, così da vicino il volto di un paziente come sul display nel corso di una video-seduta. Si perdono l’affettività espressa dalle posture e dagli ‘atteggiamenti’ del corpo, ma si guadagnano i particolari espressivi del volto: ‘si guadagnano gli occhi’.

Inoltre, il fatto di non sentirsi in presenza allenta le difese, le censure consce ed inconsce. E, come tante esperienze e tanta letteratura dimostrano, i sentimenti e le emozioni, sentendosi ‘a distanza’ e più al sicuro rispetto ai rischi e alle conseguenze della loro ‘manifestazione’, si esprimono di più e si esprimono con più forza.

A volte, una video-seduta può far ‘guadagnare’ al processo terapeutico più di una seduta in presenza ambulatoriale.

Vanno ora introdotti tutta una serie di presìdi che possono ‘aiutare’, possono fornire implicitamente risposte su ciò che è corretto o meno nelle prestazioni psicologiche on line e a distanza.

Sono indicatori impliciti su cui misurare di volta in volta l’appropriatezza delle condotte professionali on line.

Va innanzitutto ricordato l’articolo 1 del Codice Deontologico degli Psicologi: 

Le stesse regole (tutte le regole del Codice) si applicano anche nei casi in cui le prestazioni, o parti di esse, vengano effettuate a distanza, via Internet o con qualunque altro mezzo elettronico e/o telematico.

Anche ‘in rete’, quindi, vanno mantenuti tutti gli standard deontologici riguardo a Comunicazione, Consenso, Competenza, Autonomia, Decoro e Lealtà.

Vanno inoltre sempre tenuti presenti tutti gli Obblighi Normativi (obbligo di preventivo, fatturazione, protezione dei dati, ecc.), anche se tali obblighi dovranno essere espletati in termini formali e pratici diversi.

Altro implicito e ‘proteggente’ parametro valutativo è costituito dal censimento degli standard giuridico-formali previsti, dal valutare, caso per caso, se la prestazione professionale online ‘preserva’ i suddetti standard: dalla Sicurezza della transazione (Identità degli psicologi, Identificazione degli utilizzatori, Protezione della transazione…) alla Riservatezza (Riconoscimento dei limiti, Conservazione dei dati…), all’Appropriatezza (la ricerca di base…).

È importante riferirsi alla tanta produzione istituzionale-tutoriale del CNOP nel corso degli anni e, soprattutto, alle Linee-Guida per le prestazioni psicologiche on line e a distanza.

Il CNOP ne ha licenziate tre dalla sua istituzione ad oggi.

Le prime avevano un taglio più deontologico e scaturivano dal lavoro dell’EFPA (European Federation of Psychologists Association che, con la sua Commissione Permanente sulle questioni etiche della professione di psicologo, aveva –dalla fine degli anni 90- lavorato già proprio su delle Indicazioni etiche delle prestazioni psicologiche via Internet e a distanza.

Le seconde Linee Guida divennero Raccomandazioni poiché già entravano più nel merito di un esercizio ormai in atto e che iniziava a richiedere, quindi, utili - e maggiormente ‘pratici’ - consigli.

Le più recenti Linee Guida, licenziate qualche anno fa dalla Commissione Atti Tipici del CNOP, sono una guida aggiornata e tecnica al corretto utilizzo da parte dello psicologo della dimensione online.

È importante farci riferimento (sono sul sito del CNOP e sulle Pagine istituzionali di tutti gli Ordini regionali).

E ricordare sempre che non basta essere esperti di web per ricondurre automaticamente nel web gli standard professionali della professione psicologica.

Dopo questa ‘carrellata’ di presìdi tutelanti l’esposizione degli psicologi on line con riferimento fondamentalmente al rapporto con i pazienti ed agli esercizi clinici, c’è da aggiungere che la presenza della psicologia on line non si risolve in questo.

La psicologia on line ‘coincideva’ con gli incontri in remoto con i pazienti solo all’inizio ma, soprattutto nell’ultimo decennio, è diventata molte altre cose.

Lo sviluppo della ‘rete’ e delle potenzialità tecnologiche da un lato e l’esposizione sempre più massiva e competente degli psicologi dall’altro, ha consentito una parallela modalità on line ad innumerevoli esercizi e funzioni  professionali, dalla formazione alla pubblicistica, dagli eventi ai servizi, alla possibilità di mediazione tecnologica di quasi ogni aspetto professionale.

Questo processo, già in atto, è stato molto accelerato dagli impedimenti pandemici delle esperienze e delle attività in presenza: s’è fatta, di necessità, virtù.

Di conseguenza si sono cominciate a contare molte qualificate ‘realtà organizzate’ proprio in funzione di questa ricca e vitale presenza della psicologia in rete: sono nate, a riguardo, diverse Associazioni, Società, Enti…

Tra queste molte ‘realtà costituite’, alcune meritano di essere qui ricordate:

  • Anima, fondata da Stefano Manzo, è sempre stata volta  proprio all’individuazione di quei settori di sviluppo della professione connessi con le nuove tecnologie.
  • Luca Mazzucchelli è stato, tra le tante altre cose, il fondatore del primo canale youtube italiano di psicologia e della prima ‘media company psicologica’ italiana:  la LMC.
  • Luigi Di Giuseppe ha fondato Psiconline, il primo Sito italiano di psicologia, e Psiconline Edizioni, divenuta col tempo una delle più importanti realtà editoriali di settore, non solo con riferimento alla pubblicistica on line.

Lo stesso Di Giuseppe ha fondato anche SIPSIOL, la prima Società italiana di Psicologia on line, con l’obiettivo di sviluppare e qualificare sempre più tutte le prassi operative degli psicologi in rete.

Le esperienze riportate incarnano bene l’impegno degli psicologi nell’accogliere cambiamenti ed innovazioni senza mai derogare ad una vigilanza valutativa affinché tali cambiamenti possano costituire davvero, sempre, delle reali direttici di sviluppo e non trasfigurativi deragliamenti identitari.

Incarnano bene la flessibilità e la capacità adattiva della comunità degli psicologi anche di fronte alle più improvvise e radicali mutazioni di scenari (l’evento pandemico), cercando di restare sempre in connessione con il senso primo della propria professione e cercando di conservare sempre la migliore tenuta identitaria.

 

 

 

 

CATELLO PARMENTOLA, clinico, docente, epistemologo, è tra gli estensori del Codice Deontologico degli psicologi italiani. Autore di molti volumi, dirige la Collana Scientifica della Plectica Editrice.

 

 

 

 

Seguici sui Social

Cerca

Iscriviti gratuitamente alla NewsLetter

Accetto la Privacy policy